Può sembrare un miracolo, di puro stampo divino, e invece è scienza. In questo caso, di puro stampo casuale. Già, perché il gruppo interdisciplinare di ricercatori – chimici, ingegnere, biologi - dell’azienda americana PennEngineering stava lavorando a un nuovo materiale da utilizzare in ambito informatico. Insomma, non stava cercando l’acqua. Ma il risultato finale è stato invece proprio quello: creare acqua (apparentemente) dal nulla. Gli esperimenti erano in corso su diversi materiali che combinavano nanostrutture idrofile (capaci di attrarre liquidi) con polimeri idrofobi, cioè di fatto impermeabili. A un certo punto, su uno dei nuovi materiali in test, sono iniziate a comparire piccole gocce d’acqua.
In una fase iniziale, dato anche che la ricerca non era nata con quello scopo in mente, gli studiosi avevano valutato l’accadimento legandolo a un fenomeno di condensa derivante dalla temperatura del laboratorio. Tuttavia, proseguendo con l’osservazione, la quantità di acqua raccolta cresceva costantemente, aumentando di fatto lo spessore della pellicola del materiale, una dimostrazione del fatto che le goccioline che si formavano sulla superficie provenivano dall'interno del materiale. Cosa stavano osservando? Un materiale cosiddetto anfifilico – cioè di natura ambivalente nei confronti dei liquidi – che da un lato cattura l'umidità dall'aria, grazie alle sue capacità idrofile, e contemporaneamente la espelle sotto forma di goccioline, perché anche di natura idrofoba. Il tutto, ed è qui la vera scoperta, senza che intervenga alcuna fonte di energia. Di fatto un passaggio dall’aria all’acqua che avviene in modo naturale, grazie al materiale-filtro.
Siamo ancora alla fase prototipale, ma i primi esperimenti – questa volta “intenzionali” – hanno già dato responsi importanti. Lavorando in condizioni che simulano quelle di luoghi desertici, un disco fatto con il materiale scoperto delle dimensioni di un metro quadrato è in grado di produrre fino a 2,39 litri al giorno. La salvezza, abbondante, per un essere umano. Ma la ricerca può portare oltre, in termini di raffreddamento di intere server-farm o di edifici. Le pellicole composte da questi materiali potrebbero essere integrate in dispositivi passivi di raccolta dell'acqua, rivestimenti intelligenti che da un lato assorbono l'umidità ambientale, e dall’altro rendono disponibili importanti quantità d’acqua dove – come detto – l’acqua non c’è. Almeno in forma liquida.