
Brainrot letteralmente significa “cervello marcito”. O, come spiega in modo ufficiale l’Oxford Dictionary, rappresenta il “deterioramento dello stato mentale come il risultato di un consumo eccessivo di contenuti online banali o poco impegnativi”. Lo scrolling infinito sui social, insomma. Ma prima di essere stata eletta parola dell’anno 2024 dall’autorevole dizionario britannico era già stata ampiamente adottata da coloro che, sui social, ci passano più tempo. I giovani e giovanissimi su TikTok la utilizzano già da anni per descrivere – in modo più o meno ironico – la loro stessa condizione mentale quando si ritrovano a passare da un video all’altro in modo passivo, immagazzinando informazioni spesso inutili e superficiali. Una sorta di presa di consapevolezza degli effetti negativi sulla salute psichica dell’abuso di queste piattaforme. Che passa dal gioco – dal meme, per usare un termine più coerente – e che viene ora anche fotografata da una ricerca del Pew Research Center.
Il centro studi americano, specializzato sull’analisi degli andamenti demografici e sociali, conferma che la generazione più giovane si sta sempre più rendendo conto delle conseguenze di un’eccessiva esposizione ai feed di TikTok, Instagram e piattaforme simili. Dei 1.390 teenager statunitensi tra i 13 e i 17 anni coinvolti nel sondaggio, tenutosi lo scorso ottobre e pubblicato il 22 aprile, il 48% ha dichiarato che i social media hanno un effetto “soprattutto negativo” sui loro coetanei. Due anni prima la percentuale si fermava al 32%. Mentre cala il numero di coloro che dichiarano che gli effetti sono “soprattutto positivi” - dal 24 all’11% - così come il numero di chi indica effetti neutri, “né positivi né negativi”: dal 45 al 41%.
L’analisi va più a fondo: i ragazzi sono sempre più consapevoli anche del troppo tempo passato a scrollare (lo dice il 45% degli interpellati, nel 2022 erano il 36%) e, in particolare, sono le ragazze quelle che sembrano essere più attente alla propria salute mentale. Il 42% di loro è preoccupata, percentuale che si ferma al 28% tra i maschi. Indipendentemente dal genere, tra i peggiori effetti negativi il gruppo di teenager evidenzia la mancanza di sonno (il 45%), la scarsa produttività (il 40%) e il peggioramento dei voti a scuola (22%). Ci sono, ovviamente, anche lati positivi: il principale è la possibilità di creare e coltivare amicizie (30%). La socialità sembra essere ancora la spinta più importante che porta i giovani sui social: sentirsi connessi con gli altri viene considerato un obiettivo primario dal 74% degli intervistati. Mentre il 63% ha descritto le piattaforme come un luogo dove sviluppare il proprio lato creativo. Andando ai lati negativi, il 39% ha dichiarato di sentirsi sopraffatto dalla drammaticità mostrata dagli algoritmi e il 31% subisce la pressione di postare contenuti che abbiano successo (in termini di like e commenti).
La percezione sui social media sembra stia cambiando. Ma è, ancora, un affare “altrui”. La percentuale di coloro che dichiarano che hanno effetti più che altro negativi cala drasticamente quando si chiede ai giovani di dare una valutazione su loro stessi: dal 48% si scende fino al 14%. Mentre gli effetti positivi crescono dall’11 al 28%.