Si sono mossi dalle loro cattedre universitarie e dai loro uffici all’interno delle più grandi multinazionali della tecnologia: l’obiettivo, raggiunto, era di ritrovarsi in Vaticano e discutere, davanti a papa Leone, del futuro dell’umanità al cospetto dell’intelligenza artificiale. E se padre Paolo Benanti – consigliere sull’Ai di Bergoglio - si può dire che giocava in casa, la presenza e l’impegno messi nell’evento di metà settembre da due come Yoshua Bengio e Geoffrey Hinton, ha lasciato il segno. I due vincitori del Premio Turing (a Hinton anche il Nobel per la Fisica nel 2024), chiamati anche i “padrini” dell’Ai moderna, hanno animato e fatto emergere discussioni e contenuti che alla fine hanno dato vita a un appello laico rivolto “a Sua Santità Papa Leone XIV, a tutti i leader globali, a tutte le persone di buona volontà”.
L’incipit ne dichiara le intenzioni: “Mossi da un profondo desiderio di un futuro in cui gli esseri umani plasmino la società e le decisioni, noi, un gruppo di lavoro indipendente, composto da esperti, leader tecnologici, opinion leader e studiosi di molte nazioni – con background e fedi diverse - lanciamo il seguente appello per un futuro in cui l'IA debba essere sviluppata in modo responsabile da e per le persone”. Sono quindi undici i principi sostenuti nella carta etica, “per promuovere il dialogo e la riflessione su come l'IA possa servire al meglio l'intera umanità”. Vediamoli assieme.