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Pace e diritti umani

In Nepal prove di una nuova forma di democrazia

14 Ottobre 2025
Federico Cella, Michela Rovelli

In Nepal quasi il 60% della popolazione è sotto i 30 anni. È molto verosimilmente il motivo per cui nel Paese asiatico, incapace di trovare pace sociale nei 35 anni di una parvenza di democrazia riconquistata (durante i quali si sono succeduti 27 capi di Governo), si è svolto un possibile assaggio di politica del futuro. I fatti, innanzitutto: il 4 settembre il Governo chiude i principali social network, da Youtube a Facebook e Instagram, in tutto 26 piattaforme. Il motivo è l’entrata in vigore di una legge, scritta ufficialmente per il contenimento delle fake news e dei discorsi d’odio. Un provvedimento che era stato provato anche nel 2023, con lo scopo verosimile, invece, di limitare la discussione politica avversa, alimentata appunto da una popolazione giovane che trovava luogo fertile nelle chat online.

I calcoli politici sono stati evidentemente sbagliati, con la popolazione che è scesa in piazza e manifestazioni anche violente che hanno portato all’uccisione di 19 persone – negli scontri con le forze dell’ordine – e alla conseguente rimozione del blocco e alle dimissioni del primo ministro. Nel Paese in pieno caos, come tradizione locale, è intervenuto l’esercito per ripristinare l’ordine. Ma le manifestazioni di dissenso non si sono fermate, hanno solo cambiato luogo. E la scelta di quella che la televisione locale chiama genericamente Generazione Z, è stata di confrontarsi in un luogo per lo più sconosciuto agli over 30: Discord.

La piattaforma di nascita americana è nell’immaginario il luogo di ritrovo dei gamers, videogiocatori che attraverso Discord chattano fra loro – mentre giocano – per poi andare oltre nella condivisione della propria passione. Ed evidentemente non solo di quella. Con il Parlamento reale finito in fiamme, come scriveva il New York Times, le discussioni sul futuro del Paese si sono spostate qui: una chat in particolare, gestita dalla ong locale Hami Nepal, è arrivata a 150 mila membri, intenti – pur nella confusione del mezzo, alimentata da troll (verosimilmente) filo-governativi – a provare a dare forma al futuro del Paese. E la notizia è che ci sono riusciti: alla chat hanno partecipato anche rappresentanti dell’esercito del Nepal, che hanno invitato i partecipanti a indicare una figura-ponte che gestisse il Paese verso le nuove elezioni. Sushila Karki, l’ex presidente della Corte Suprema su cui sono confluiti i “voti”, di fatto è diventata la prima donna premier del Paese. Eletta realmente dal basso.