Il ricco spettro tra reale e virtuale: le nuove frontiere della realtà aumentata

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Sviluppo tecnologico e innovazione

Il ricco spettro tra reale e virtuale: le nuove frontiere della realtà aumentata

19 Ottobre 2022
Federico Cella, Michela Rovelli

C’è il mondo fisico, quello in cui viviamo e interagiamo ogni giorno, e poi c’è quello virtuale, dove attraverso un dispositivo – il visore – possiamo immergerci in una realtà alternativa composta interamente da elementi digitali. È il metaverso, quel sogno che i colossi della tecnologia stanno tentando di costruire, da Microsoft a Facebook. Che per tradurre in azione il suo forte impegno in questa direzione ha addirittura cambiato nome alla società, che oggi conosciamo come Meta. Nel mezzo, tra realtà fisica e realtà virtuale, c’è un enorme spettro tutto da esplorare e sfruttare. Ed è qui che si sta costruendo quell’oggetto che potrebbe forse un giorno diventare il vero erede dello smartphone: un paio di occhiali sulle cui lenti compaiono - direttamente davanti agli occhi - tutti quegli elementi che oggi troviamo sullo schermo che abbiamo sempre a portata di mano. Dai messaggi alle notifiche, dalle indicazioni stradali alla musica che stiamo ascoltando attraverso un paio di cuffie.

È la cosiddetta realtà aumentata, una tecnologia che ancora ha da svelare le sue enormi potenzialità. Nell’ambito ludico – abbiamo visto un accenno del suo potere con il fenomeno Pokémon Go qualche anno fa – nell’ambito professionale (con applicazioni dedicate che semplificano il lavoro di operai così come di altre figure) ma soprattutto nell’ambito quotidiano. Nella vita di tutti i giorni insomma. E se nel mondo del lavoro ci sono già sperimentazione molto avanzate di occhiali che permettono di sovrapporre il digitale al reale, è proprio il settore che guarda a noi, utenti finali, quello più difficile da conquistare. Perché ancora una formula magica non è stata trovata.

Ci aveva provato Google, nel 2013, con i suoi Google Glass. Erano ancora tempi acerbi per questa tecnologia, poco conosciuta, molto costosa e con diversi dubbi sollevati soprattutto in termini di sicurezza e privacy. Ci sta riprovando oggi, con un nuovo prodotto che dovrebbe uscire nel 2024 e che va sotto il nome in codice di Project Iris. Abbiamo invece già potuto sperimentare gli occhiali in realtà aumentata proposti da SnapChat prima – si chiamano Spectacles - e da Facebook (o Meta) poi. Questi ultimi, realizzati in collaborazione con EssilorLuxottica, sono un paio di Ray-Ban, chiamati Ray-Ban Stories, usciti nel 2021. La  montatura è “arricchita” da telecamere che scattano foto e girano video, così come da piccole casse per ascoltare musica o parlare al telefono e da tre microfoni per sfruttare i comandi vocali. Una mossa poco azzardata che però è solo un inizio: se già Meta dovrebbe presentare nel 2024 una seconda versione degli occhiali intelligenti, nel mentre ha già proposto un’alternativa. E qui, lungo lo spettro che ci porta verso il metaverso, ci spostiamo un po’ più in là: dalla realtà aumentata alla virtualità aumentata. Perché gli Oculus Quest Pro, il visore presentato a inizio ottobre, oltre a catapultarci in un mondo completamente condito di digitale, permette anche – attraverso telecamere e sensori – di trapiantare nel virtuale anche elementi della realtà fisica. Di ciò che ci circonda.

C’è un altro importante soggetto che sta segretamente studiando come sfruttare questo spettro che va dalla realtà aumentata a quella mista fino a quella virtuale. Apple da anni lavora per progettare i suoi occhiali che proiettano davanti a noi le potenzialità del digitale in diverse forme. Forse già alla fine di quest’anno – più probabile all’inizio del 2023 - vedremo una prima proposta di questa nuova divisione che all’iPhone e all’iPad aggiungerà un nuovo prodotto negli scaffali di Cupertino: gli Apple Glass.

Reale e virtuale si confondono. Sfruttano le loro diverse potenzialità per portarci davanti agli occhi una nuova realtà, arricchita. E sarà forse quello il momento in cui potremo lasciare nel cassetto lo smartphone, uno schermo che non ci servirà più.