Il volo del primo razzo stampato in 3D

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Sviluppo tecnologico e innovazione

Il volo del primo razzo stampato in 3D

08 Maggio 2023
Federico Cella, Michela Rovelli

All’apparenza sembra un razzo normale. Bianchissimo, alto 35 metri, sul lato reca la scritta Relativity, come il nome della startup Relativity Space che l’ha creato. Ma in realtà questo razzo – si chiama Terran 1 – porta con sé un importante record: è stato realizzato per l’85 per cento della sua massa con una stampante 3D. E questo lo rende il più grande oggetto in stampa 3D pronto a entrare in orbita. O quasi.

Il lancio di Terran 1 era previsto da Cape Canaveral, in Florida, il 22 marzo. Due gli obiettivi della missione, denominata con il simpatico acronimo GLHF (che sta per Good Luck Have Fun, ovvero: buona fortuna, divertiti!). Il primo prevedeva di superare il cosiddetto MaxQ, il momento in cui un veicolo spaziale è sottoposto alla massima pressione dinamica. Ed è andato a buon fine. Ma non si è riusciti a completare il secondo obiettivo, che prevedeva di arrivare in orbita a una velocità di 27mila chilometri all’ora. Il problema riscontrato è stata una anomalia che non ha premesso al secondo stadio di accendersi in modo corretto. In totale la missione è durata appena tre minuti.

È stato comunque un successo. In precedenza erano già stati fatti due tentativi, a inizio marzo, non andati a buon fine. C’è molto ottimismo sul futuro di questo razzo stampato in 3D: «Abbiamo appena completato un passo importante nel provare al mondo che i razzi stampati in 3D sono strutturalmente praticabili», ha dichiarato l’azienda, pensando soprattutto alla sostenibilità di questa tipologia di veicoli spaziali rispetto a quelli attualmente utilizzati. La sua potenzialità sta poi nel costo: il razzo permette di trasportare fino a 1250 chilogrammi fino alla bassa orbita terrestre – per fare un paragone il Falcon 9 di Space X ne può portare 22mila – ma l’azienda dichiara un costo di 12 milioni di dollari a volo. Falcon 9 ne richiede 67 milioni.